Con l’inizio dell’anno, spesso emerge il desiderio di migliorare le abitudini alimentari, privilegiando menu leggeri e ricchi di ingredienti protettivi come frutta, verdura e legumi. Tuttavia, il primo ostacolo sono spesso i familiari, in particolare i figli, che tendono a preferire un numero ristretto di alimenti e a imporre i propri gusti. Come affrontare questa sfida? È meglio assecondarli o opporsi con fermezza?
Il rifiuto del cibo: difficoltà e opportunità
“Mio figlio mangia solo quello che vuole lui: prosciutto, pane, pizza, patatine e merendine confezionate. Io non ho la forza di contrastarlo,” racconta una madre durante un incontro scolastico. Questa mamma è una bravissima educatrice della scuola dell’infanzia. Paradossalmente, riesce a far mangiare ai suoi alunni una grande varietà di alimenti grazie a un ambiente inclusivo e aggregante. A scuola, infatti, il contesto favorisce il superamento delle resistenze: tutti condividono lo stesso spazio e gli stessi pasti, con poche eccezioni legate a esigenze speciali.
Il desiderio di imitazione gioca un ruolo fondamentale: se l’insegnante dà il buon esempio, i bambini tendono a seguirla. Così, anche i più reticenti spesso accettano di provare nuovi alimenti, trasformando un momento potenzialmente conflittuale in un’occasione di scoperta e apprendimento.
Esperienze a scuola: il progetto “Il gusto della natura”
Percorsi educativi come “Il gusto della natura” dimostrano che è possibile superare pregiudizi e preclusioni alimentari. Attraverso il progetto, i bambini coltivano ortaggi in classe, sperimentano merende a base di frutta e verdura e imparano a valorizzare ingredienti vegetali nei menu della mensa, riducendo gli sprechi.
Queste esperienze stimolano curiosità, spirito d’iniziativa e consapevolezza, creando emozioni positive senza imporre regole rigide. La libertà di scelta, rafforzata da queste pratiche, porta molti bambini a preferire spontaneamente alimenti equilibrati.
Alcune maestre riferiscono che il progetto ha avuto un impatto positivo anche sulle famiglie: i bambini hanno iniziato a consumare più frutta e verdura a casa, influenzando le scelte alimentari dei genitori. A scuola, i risultati sono evidenti: alcuni bambini dimostrano un tale entusiasmo per la frutta da raccogliere e consumare anche quella lasciata da compagni meno coinvolti nel progetto.
Le difficoltà a casa: tra affetto e conflitti
A casa, la situazione cambia. Preparare piatti graditi ai figli è spesso un gesto d’affetto che contribuisce a creare ricordi alimentari duraturi. Tuttavia, l’aspetto emotivo può diventare un’arma a doppio taglio. Talvolta per i bambini il rifiuto di un alimento si trasforma in una strategia per attirare l’attenzione, o affermare la propria identità, soprattutto durante l’adolescenza.
Assecondare continuamente le richieste alimentari dei figli può mettere a rischio l’autorevolezza dei genitori.
Inoltre, l’uso del cibo come ricompensa – ad esempio, premiando con dolci – può lasciare strascichi negativi: molti adulti che si gratificano con il cibo ricordano premi infantili legati ad alimenti ipercalorici. Allo stesso modo, l’imposizione di cibi salutari può generare rifiuto, lasciando un ricordo negativo che si protrae nell’età adulta.
Rinnovare lo sguardo per il nuovo anno
Trovare un equilibrio non è semplice e la tavola familiare spesso diventa un campo di battaglia. Per questo, è importante adottare un nuovo approccio, capace di unire benessere e relazioni, con un tocco di leggerezza e gioia.
Guardare al cibo come a un’occasione di condivisione e non come a un terreno di scontro può aiutare a costruire abitudini e relazioni più armoniose, trasformando ogni pasto in un momento di crescita e connessione.
A tavola con gioia: 6 domande a Martina Proh, esperta in psicologia delle relazioni
A tavola con gioia: 6 domande a Martina Proh, esperta in psicologia delle relazioni
Come rendere la tavola un luogo di scambio, dove emozioni e relazioni si intrecciano in modo equilibrato e costruttivo? Come mantenere l’autorevolezza genitoriale senza scadere nell’autoritarismo?
Ne parliamo con Martina Proh, valtellinese che da oltre trent’anni vive e lavora a Parigi, in qualità di esperta nel supporto emotivo nelle relazioni e convinta sostenitrice della gioia come motore di benessere.