SPAZIO DI INCLUSIVITÀ E COMUNICAZIONE
di Fiorenza Zanchi
La maternità è ancora una possibilità per il futuro?
Questo interrogativo solleva nuovi dubbi sulla “natura dell’essere donna” (1) come spesso accade ogni qual volta la scienza supera barriere che sembravano insormontabili, come quella dell’utero artificiale. Un traguardo che, solo pochi decenni fa, sembrava fantascienza, ma che oggi si avvicina sempre di più alla realtà.
Nel 2008 un gruppo di ricerca australiano ha creato il primo utero artificiale utilizzando un semplice contenitore di plastica. (2) Nel 2017, è stato realizzato un esperimento che ha visto feti di agnelli sopravvivere per un mese in un utero artificiale. (3) Solo l’anno scorso, negli Stati Uniti, si è parlato di consentire test clinici, per supportare gravidanze estremamente premature grazie a questa tecnologia. (4) La ricerca continua, con l’obiettivo di coinvolgere l’essere umano.
Alcuni vedono questo sviluppo come un’opportunità. Ad esempio le studiose Shulamith Firestone, Aarathi Prasad e Evie Kendall, (5-6-7) concepiscono il corpo femminile destinato a procreare come un “contenitore passivo”, la fecondazione assistita come un cambiamento progressista del modo in cui vediamo la maternità e suggeriscono che “l’utero artificiale,…, potrebbe consentire quell’uguaglianza che la biologia .. ostacola.”. (8)
La donna viene percepita come un essere a cui la natura ha imposto limiti, dei quali si può liberare grazie al progresso scientifico e tecnologico.
La biologia come ostacolo o come risorsa?
Il femminismo ha lottato per la parità, ma continuiamo a vedere la biologia femminile come impedimento. Così facendo perpetuiamo una visione della donna che, dall’antichità sino alla psicanalisi, sostiene l’inferiorità femminile basandosi proprio su argomenti biologici. (9) Basta pensare a figure storiche come il medico Galeno, che pur mostrando un atteggiamento progressista, considerava le donne “inferiori” proprio per la loro anatomia.
Rischi per la salute e per la maternità
D’altra parte, la maternità viene spesso vista come un fardello per le donne. Tuttora devono fare i conti con discriminazioni e difficoltà sul piano sociale e nel mondo del lavoro, aspetti sui quali sicuramente c’è ancora molto da fare. Mentre i rischi e soprattutto la mortalità legate a gravidanza e parto dagli anni ‘90 ad oggi si sono dimezzati e si lavora perché tendano a zero. (10)
Maternità: una questione di relazione
Tuttavia, la maternità non riguarda solo la donna, ma anche il bambino. La gravidanza è un percorso che coinvolge due esseri: madre e figlio.
L’utero ben lontano dall’essere un “contenitore passivo“, è un luogo di connessione e comunicazione, di feedback continuo. Attraverso la placenta, madre e bambino sono in costante scambio, emotivo e fisico, e la relazione che si sviluppa tra loro è fondamentale per la crescita del bambino.
Il ruolo dell’utero
L’utero è una porta tra due mondi, quello materno e quello fetale. In questo spazio protetto, la madre e il bambino si scambiano non solo nutrienti e ossigeno, ma anche emozioni e segnali vitali. La placenta, in particolare, è una delle strutture più straordinarie della biologia umana, perché permette una connessione profonda e diretta tra madre e figlio.
Dopo la 20° settimana i vasi sanguigni del bimbo sono separati dal sangue materno solo da un sottilissimo strato cellulare (sinciziotrofoblasto dei villi coriali). Inoltre, pur costituendo una sorta di trapianto (trapianto semi allogenico), la placenta è in grado di indurre un equilibrio immunitario che garantisce l’accoglienza del feto.
Il legame madre-figlio: un dialogo intenso
Questo legame è tanto fisico quanto emotivo. La madre nutre il bambino, lo “informa” attraverso il sangue, gli ormoni, i neurotrasmettitori e perfino le emozioni. (11-12-13) Il cuore della madre batte in sintonia con quello del bambino, e la sua esperienza fisica e emotiva influenzano direttamente lo sviluppo del piccolo.
Epigenetica: il ruolo dell’ambiente sulla genetica
Gli sviluppi dell’epigenetica suggeriscono che l’ambiente della madre può influenzare la stessa genetica del bambino, anche senza alterare il DNA. Questo concetto, conosciuto come “fetal programming”, suggerisce che le esperienze vissute dalla madre possano avere un impatto profondo sullo sviluppo del bambino, e anche sulle generazioni future. (14-15) Cosa succederebbe se la gravidanza fosse delegata a un “utero artificiale”, una macchina priva di emozioni e consapevolezza? Quali informazioni e relazioni potrebbe trasmettere un’entità priva della complessità psicofisica ed emotiva umana e di interazione con l’ambiente?
Un futuro incerto?
La relazione madre figlio in utero contribuisce in modo essenziale all’identità del figlio.
L’utero ha un ruolo che non può essere impoverito. Non solo in quanto “organo”, che può esserci o meno, ma in quanto simbolo della capacità di accoglienza, nutrimento, protezione, comunicazione, ovvero della particolare declinazione di “creatività” che appartiene comunque al “femminile”, indipendentemente dall’avere o meno una gravidanza. Il simbolo di una vera è propria “soglia tra due mondi”, capace di permettere la relazione e, nello stesso tempo, garantire identità, contenere e, contemporaneamente, specificare: grazie ad esso e alla placenta, la “porta” che ne regola il “passaggio”, mamma e bimbo possono, in tutta sicurezza, entrare in rapporto tra di loro e scambiare messaggi e informazioni per tutta la durata della gravidanza.
L’ accoglienza, lo scambio e l’accettazione dell’altro da sé, che la gravidanza comporta, ha perciò un valore sia per le implicazioni psicofisiche che per quelle simboliche.
L’utero artificiale è una tecnologia che potrebbe cambiare profondamente il nostro modo di vedere la maternità e forse la stessa identità dell’umano. Mentre ci avviciniamo a questo nuovo orizzonte, dobbiamo chiederci: quale mondo vogliamo costruire?
Un mondo in cui la maternità è vista solo come un processo meccanico, o un mondo che, consapevole dell’importanza della relazione madre e figlio in utero, valorizza e protegge questa funzione del femminile?
Come dice il proverbio: “I genitori mangiano l’uva verde e i figli nascono con i denti legati“.(16) Le scelte che facciamo oggi potrebbero avere ripercussioni sulle generazioni future. Quali lezioni vogliamo trasmettere?
1) Ricci Sindoni, Paola. 2017. Nati da donna. In: Nati da donna. Femminilità e bellezza, Convegno nazionale dell’Associazione Scienza & Vita, Roma, 27-28 maggio 2016. I quaderni di scienza & vita, Ed. Cantagalli S.r.l., Siena, 2017, pp. 27-32
2) Niola, Marino. 2014. Siamo tutti Madri. la Repubblica, 24 gennaio 2014
3) Partridge, Emily A., Davey, Marcus G., Hornick, Matthew A., McGovern, Patrick E., Mejaddam, Ali Y., Vrecenak, Jesse D., Mesas-Burgos, Carmen, Olive, Aliza, Caskey, Robert C., Weiland, Theodore R., Han, Jiancheng, Schupper, Alexander J., Connelly, James T., Dysart, Kevin C., Rychik, Jack, Hedrick, Holly L., Peranteau, William H. & Flake, Alan W. 2017. An extra-uterine system to physiologically support the extreme premature lamb. Nature Communications, 25:8:15112. Doi: 10.1038/ncomms15112
4) Kozlov, Max. 2023. Human trials of artificial wombs could start soon. Here´s what you need to know. Nature News Feature, 621: 458-460
5) Fanciullacci, Riccardo. 2010. The mothers of us all – Rileggere Firestone: la dialettica dei sessi. In: Cambiare l’immaginario del cambiamento, Via Dogana n. 92, marzo 2010. Circolo cooperativo delle donne Sibilla Aleramo, Via Calvi 29, 20123, Milano Redazione: Mantova
6) Prasad, Aarathi. 2014. Storia naturale del concepimento. Come la scienza può cambiare le regole del sesso. Ed. Bollati Boringhieri S.r.l., Torino, 2014, pp. 279
7) Kendall, Evie. 2015. Equal opportunity and the case for state sponsored ectogenesis. Ed. Palgrave Pivot, London, 2015, pp. VI, 132. Doi: 10.1057/9781137549877
8) Lalli, Chiara. 2016. L’utero artificiale renderà le donne più libere. Internazionale, femminismo, 16 maggio 2016
9) Hillman, James. 1979. Il mito dell’analisi. Ed. gli Adelphi, Milano, 1991, pp. 385
10) Dembe, Allard E. & Yao, Xiaoxi. 2016. Chronic disease risks from exposure to long-hour work schedules over a 32-year period. Journal of occupational and environmental medicine, 58:9:861-867. Doi: 10.1097/JOM.0000000000000810
11) Stein, A., Pearson, R.M., Goodman, S.H., Rapa, E., Rahman, A., McCallum, M., Howard, L.M., Pariante, C.M. 2014. Effects of perinatal mental disorders on the fetus and child. Lancet, 384, 1800-19;
12) DiPietro JA, et al. 2008. Fetal responses to induced maternal relaxation during pregnancy. Biol Psychol. 2008;77(1):11–9.
13) Kinsella, M. T., & Monk, C. 2009. Impact of maternal stress, depression and anxiety on fetal neurobehavioral development. Clinical obstetrics and gynecology, 52(3), 425–440. https://doi.org/10.1097/GRF.0b013e3181b52df1
14) Burgio, Ernesto. 2015. Ambiente e salute. Inquinamento, interferenze sul genoma umano e rischi per la salute. Ed. Ordine provinciale dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Arezzo, Arezzo, 2015, pp. 201
15) Sarkar P, et al. 2008. Maternal antenatal anxiety and amniotic fluid cortisol and testosterone: possible implications for foetal programming. J Neuroendocrinol. 2008;20(4):489–96.
16) Bibbia, Geremia, 31:29