Fiorenza Zanchi
Il tema della digestione emerge spesso, soprattutto in questi giorni, accompagnanti da pasti più abbondanti del solito.
Ecco una chiave di lettura molto interessante, proposta dalla dottoressa Fiorenza Zanchi.
“Siamo ciò che mangiamo”
“Mi sta proprio sullo stomaco”, “questa notizia non la digerisco proprio” “non posso mandarlo giù”, “mi dà la nausea”…
Che lo stomaco sia un organo “psicosomatico” per eccellenza è immediatamente evidente dalle numerosissime metafore “gastriche” che utilizziamo nel nostro linguaggio comune, ogni volta che vogliamo indicare qualche cosa che ci è difficile accettare, tollerare, accogliere in noi.
In effetti l’apparato digerente consente di alimentarsi, ovvero di portare al nostro interno, digerire e assimilare il cibo, un insieme di sostanze sino a quel momento estranee che, una volata mangiate, entrano nel sangue, rinnovano le cellule, diventano parte di noi integrandosi completamente nella nostra dimensione individuale, a conferma di quanto sostenuto nei secoli e in differenti culture: “noi siamo ciò che mangiamo” (1).
L' apparato digerente è composto da:
STOMACO
INTESTINO
PANCREAS
FEGATO a cui è legato un altro piccolo organo cavo, la COLECISTI
Una volta arrivato nello stomaco il cibo viene:
cioè viene trasformato in elementi più semplici tramite una sorta di “fuoco chimico” (es. l’acido cloridrico), che lo riduce alle sue componenti costitutive, anche attraverso l’azione del fegato e del pancreas, per trasferirlo poi nell’intestino dove il cibo viene assimilato.
cioè entra così totalmente in relazione con la dimensione individuale, da divenirne parte integrante.
Una “Porta” di accoglienza sul mondo
Una sorta di “porta di accoglienza sul mondo” dunque che, letteralmente, permette di incontrare e incorporare il “diverso”. Questa incredibile funzione, che assicura la nostra sopravvivenza mescolandoci al mondo esterno, è governata dal Sistema Nervoso Autonomo (SNA), cioè da quella parte del sistema nervoso indipendente dalla nostra volontà consapevole, che è responsabile, insieme al funzionamento gastrointestinale, delle percezioni e reazioni relative a stati ansiosi, stress, dolore, gioia, cambiamenti di umore, ovvero delle nostre emozioni.
è il punto di innervazione dell’apparato digerente costituito da un plesso nervoso di importanza vitale. È il centro neurovegetativo del SNA (sistema nervoso autonomo) che innerva tutti i visceri addominali, e, contemporaneamente,
-centro di vita viscerale-emotivo-percettiva, cui partecipa anche il nervo vago.
nervo misto, ovvero con funzioni motorie e funzioni sensitive, principale rappresentante delle fibre nervose che costituiscono il SN parasimpatico e che a sua volta
– controlla i riflessi della respirazione e delle funzioni addominali, nonché la frequenza cardiaca e la dilatazione dei vasi arteriosi innervati.
Un chakra di “fuoco” e…
Non a caso anche nel linguaggio simbolico dello yoga, Manipura (città della gemma grezza), ovvero il chakra che si trova collocato in corrispondenza del sistema digerente, è legato ad un elemento simbolicamente molto vicino alle emozioni: il fuoco. Non solo, in corrispondenza di questa ruota, troviamo proprio il plesso solare, quel vitale centro del SNA che, come abbiamo visto, rappresenta il punto focale di innervazione dell’apparato digerente e contemporaneamente è sede di vita viscerale-emotivo-percettiva.
Così con il suo “fuoco ardente” (Tejas), questo chakra se da un lato rimanda alla valenza chimica dei succhi gastrici, dall’altro evoca il “fuoco” delle passioni e delle emozioni.
Con lo yoga, ( in particolare le correnti tantriche-correnti filosofiche pan indiana IV-VI sec.) e soprattutto con l’hathayoga ( Gorakhnatha IX/XII sec.d.c.), il corpo assume un’importanza mai raggiunta nella storia spirituale dell’India. Si viene a delineare una vera e propria fisiologia che è mistica ma contemporaneamente è fisica ed è espressa attraverso un complesso simbolismo, prima descrittivo e poi iconografico, che colloca accuratamente in luoghi precisi del corpo particolari “energie” (= forze, funzioni, elementi, dei, colori, mantra, yantra, numeri..) descritte e rappresentate come centri, o Chakra.
- Dunque i Chakra, collocati in precise zone del corpo, esprimerebbero contemporaneamente sia le funzioni fisiche di quelle determinate zone corporali, che la sfere psichica e spirituale che si ritiene ad esse relate (nonché i processi universali corrispondenti, nell’ottica di quell’analogia esistente tra macrocosmo-universo e microcosmo-uomo che percorre tutto il pensiero indiano). In questo senso (e per il Samkhya).
- Ogni chakra ed ogni funzione ad esso collegata, corrisponde ad uno specifico stato di consapevolezza (2)
Come sottolinea Jung, “nel Manipura ci immergiamo nel calderone-fuoco dell’emotività, delle passioni” e con esse “incontriamo la prima localizzazione psichica conscia”. (3)
…Un fuoco che trasforma
Dunque passioni ed emozioni ma non solo, ad esse strettamente legata anche consapevolezza.
“Si riempie lo stomaco, <la pentola> alchemica del nostro corpo, di cibo e là esso è scaldato dal sangue, preparato in modo da poterlo digerire attraverso il fuoco chimico rappresentato dai succhi gastrici”, là tutto viene bruciato e trasformato” (3)
Alcune ricerche neurologiche confermano infatti che le modificazioni viscerali e le concomitanti emozioni, trasformano e ci trasformano “sprigionando una vera e propria corrente chimico neurale, che forma e struttura i circuiti cerebrali che permettono di percepire e divenire consapevoli di ciò che accade”(4) al punto che “le ricerche condotte nei laboratori di neurologia, hanno dimostrato che l’emozione è parte integrante dei processi di ragionamento e della decisione, nel bene e nel male” senza di essa non c’è possibilità di accedere alla coscienza e ai sentimenti: “per gustare Bach abbiamo ancora bisogno del nostro stomaco!”. (4)
…“Questo non lo digerisco proprio!”
“Noi percepiamo il groppo alla stomaco, i movimenti dell’intestino, la colite, la costipazione o diarrea, il mal di fegato. Sono veri e propri movimenti, disturbi del mondo sotterraneo che vengono a galla e fanno parte di noi. E questi movimenti del mondo sotterraneo che si muove, brucia in noi diventano-sono le emozioni, quelle che chiamiamo rabbia, paura, ansia, insofferenza, piacere.” (3)
Nulla di strano dunque che, in caso si debbano ingoiare “bocconi indigesti”, sia proprio lo stomaco a chiudersi, la motilità intestinale a rallentare, la digestione a bloccarsi,.. il “fuoco” gastrico si altera, ovvero il SNA reagisce innescando con varie modalità disturbi e alterazioni della sfera viscerale gastro intestinale. La “porta” vuole chiudersi, la “fiamma” si ribella, si rifiuta di “mandar giù”, di trasformare…
Un disturbo “al femminile” e..
Come se stomaco e intestino, ammalandosi, volessero proprio “segnalare” un malessere di comunicazione.
In effetti, anche per la ricerca, le alterazioni dell’apparato digerente rappresentano il prodotto dei rapporti tra l’individuo e l’ambiente e la malattia è il risultato dell’interazione, che si esplica a vari livelli, tra distretti biologici, psicologici e sociali. (5)
In particolare, questa fiamma, “ribelle” al contesto di vita, è presente principalmente tra le donne, se è vero che i disturbi funzionali gastrointestinali, rappresentano un importante capitolo della medicina di genere. (6) Al punto che il genere femminile è considerato fattore di rischio per queste problematiche. (7)
A partire da meteorismo, coliti e distensione addominale che sono 2 volte più frequenti delle donne rispetto agli uomini (8)
Se, dunque, emotività, consapevolezza e disturbi gastrointestinali, sono legati, nel simbolo non meno che nella biologia e le donne hanno un’incidenza così alta di tali disturbi c’è da chiedersi: quanti e quali “bocconi amari” sono costrette ad ingoiare? quali e quante dimensioni sono percepite come “indigeribili”?
..una voce da ascoltare
Ovvero: quante emozioni stanno comprimendo e quanta consapevolezza resta nell’ombra, a quanto “fuoco”, passioni e sentimenti, le donne troppe volte non danno sfogo, per poter “abitare” un contesto di vita ancora per gran parte improntato, come tanti tristi episodi che ancora ci affliggono stanno a dimostrare, su data set al maschile?
Ascoltare i moniti del proprio stomaco e dare voce al suo “fuoco”, invece che cercare soltanto di reprimerlo con terapie varie, può essere una via, oltre che per stare meglio, per divenire più consapevoli di cosa è possibile digerire e cosa no e superare timidezze e insicurezze iniziando a esprimere e affermare sé stesse con maggiore forza e determinazione.
Bibliografia
1-Ludwing Feuerbach “Il mistero del sacrificio o l’uomo è ciò che mangia”- 1862- in: – Dell’alimentazione – Il “Trattato popolare” di Jakob
Moleschott tra Feuerbach e il nostro tempo – Jakob Moleschott – A cura di: Luciano Giacchè – Volumnia Editrice -2016 Perugia
2 – F. Zanchi –“Se il corpo cambia, lo spirito cambia” Yoga e medicina a confronto – in: “I Chakra l’Universo in noi”- Albanese-Cella- Zanchi –
Xenia Edizioni-2010
3- C.G. Jung – “Commento psicologico sul Kundalini Yoga” – in: L’immaginale – rassegna di psicologia immaginale – 7- anno 4° – Ottobre 1986
4- A.R. Damasio- “Emozione e Coscienza”- Adelphi Edizioni- 2003
5- Drossmann DA, Gastroenterology 2016
6- Congresso Nazionale della Società Italiana di GastroReumatologia – Università “Sapienza” Roma 25/5/2016
7- Gastroenterology (Rome IV), 2016
8- Lovell RM, Am J Gastroenterol 2012