Saper immaginare diverse soluzioni ai problemi quotidiani, che rigenerano i percorsi usuali, rinnovandoli e aiutandoci a superare le difficoltà. È una capacità connessa alla creatività che possediamo naturalmente. Troppo spesso la mancanza di fiducia in noi stesse ci spinge a sottovalutare questa potenzialità così importante. Impariamo a coltivarla. Ci guidano alcune riflessioni di Francesca Vitelli, fondatrice e presidente del Network nazionale EnterprisinGirls, uno spazio dedicato a far nascere e crescere la creatività femminile.
di Francesca Vitelli
Visionari, brava gente
Che differenza c’è tra vedere ed essere visionari? Cosa ci spinge ad andare oltre l’ordinarietà? È la creatività, il bisogno di dar forma all’immaginazione che ci fa andar oltre. Esistono vari tipi di creatività, c’è quella funzionale a trovare soluzioni a necessità quotidiane – cosa posso mettere in tavola di appetitoso e originale con quello che ho in dispensa – e quella necessaria a superare il confine tra sopravvivere e vivere. Il processo creativo ha vari livelli, non siamo tutti geni e la creatività di Leonardo da Vinci apparteneva soltanto a lui, ma ognuno di noi – alla nascita – riceve in dote una certa attitudine a cimentarsi con essa. Crescendo decidiamo se coltivarla, allevandola con pazienza e coraggio, o sopirla in nome di una adultità che reclama attenzione verso traguardi più “concreti”.
La creatività è concreta?
In vero la creatività è parecchio concreta e permea tutti gli ambiti del nostro vivere, chi decide di soffocarla rinuncia al piacere della scoperta, al sapore della sfida, al brivido che regala il veder confermata una intuizione, alla bellezza di un pensiero che sezionato, ponderato, sperimentato e collaudato diventa realtà. Bisogna esser temerari per assecondare la propria creatività? Forse sì, poiché essa richiede tempo e dedizione da sottrarre ad altro e mai si accompagna con la garanzia che la nostra visione sia coronata da successo. Però…però senza creatività che vita sarebbe?
Giocare con la creatività
Ricordo che nei lunghi pomeriggi invernali dell’infanzia, quando il buio dilagava presto, inventare giochi, passatempi e attività era il modo per sottrarsi agli artigli della noia. Le pagine illustrate di un libro erano lo spunto per dar vita a nuove storie, gli oggetti di uso comune servivano per costruire macchine del tempo, un vecchio teatrino di burattini era il lasciapassare per un mondo colorato. Ma allora la fantasia e la creatività sono la stessa cosa! È dunque vero che la creatività allontana dalla concretezza quotidiana per farci evadere in un mondo irreale con meno affanni? No, non lo credo.
Fantasia e creatività: processi multiformi
Penso che la fantasia sia propedeutica alla creatività, la prima è la fase di elaborazione del pensiero, la seconda, attiene alla verifica di fattibilità di un progetto nutrito con la fantasia. Il processo creativo, in qualsiasi ambito, modalità, misura e aspetto si eserciti è irrinunciabile.
In sua mancanza esisteremmo senza misurarci con nessuna delle pericolose, entusiasmanti, frustranti e bellissime avventure quotidiane. Spesso mi sono imbattuta in chi considerava la creatività sinonimo di artisticità o abilità manuale: sono creative e creativi coloro che realizzano oggetti tangibili, escludendo l’idea che il processo creativo è multiforme, fluido e dinamico e si presta, con la sua gradualità, a innumerevoli interpretazioni che ricadono anche nel regno dell’immateriale.
Superare i limiti con occhi nuovi
Il mio lavoro è basato sulla individuazione dei punti di forza di una impresa e lo sviluppo di una strategia di valorizzazione che comporti crescita e sviluppo, oltre le competenze è necessaria una attitudine: la creatività. In questo periodo in cui le relazioni, i viaggi e la possibilità di visitare mostre, ascoltare concerti, andare a teatro ed esercitare i sensi che stimolano le sinapsi sono azzerate bisogna far appello a tutte le nostre risorse affinché la creatività non avvizzisca e continui ad abitare le nostre vite. Come? Non rinunciando ad andare oltre l’ordinarietà, anche nelle piccole cose. Quando si rinuncia alla visionarietà la creatività si spegne. Essere visionari non vuol dire avere allucinazioni o la testa tra le nuvole ma godere della dote di saper guardare alle cose, al mondo e alla vita con sguardo “altro”, uno sguardo capace di generare innovazione, diversità, originalità. Tutto il resto è copia, tutto il resto è noia.
Francesca Vitelli
Pubblicazioni
Francesca Vitelli
Nasce a Napoli nel 1968 e dopo aver conseguito il diploma di maturità al liceo classico si laurea con lode nel dicembre del 1992 in Scienze Politiche con una tesi sulla FAO nella quale dedica un capitolo al ruolo delle donne nel processo di sviluppo nei paesi del Terzo Mondo.
Fino al 1998 lavora per diverse testate giornalistiche e inizia la sua carriera nel mondo della formazione e della progettazione. Vince un concorso alla Camera di Commercio di Napoli per la consulenza alle PMI e si forma all’Istituto Guglielmo Tagliacarne. Dal 2001 al 2005 dirige il settore tecnico dell’ufficio provinciale di Napoli di una delle tre associazioni di categoria del mondo agricolo, entra nel direttivo e segue le “donne in campo” pubblicando per la Commissione Regionale Pari opportunità una ricerca sul lavoro delle donne in agricoltura. Avvia la libera professione di consulente d’impresa.
Nel 2002 vince un concorso alla Camera di Commercio di Napoli e fino al 2004 è consulente per l’imprenditoria femminile e lo start up di impresa per lo sportello ATHENA del Comitato per l’imprenditoria femminile.
Nello stesso periodo è membro del Nucleo di valutazione del Comune di Piano di Sorrento (Na).
Nel 2002 è consulente della III Commissione “Programmazione, Agricoltura, Turismo ed altri settori produttivi” della Regione Campania in materia di accesso ai finanziamenti da parte delle imprese a valere su fondi FEOGA per la formazione e lo sviluppo di impresa.
Dal 2004 al 2012 è direttore dell’ente di formazione e ricerca UPN di Napoli
Dal 2006 al 2014 è responsabile della progettazione, gestione, rendicontazione. Monitoraggio e valutazione di interventi formativi e sviluppo per le imprese a valere su fondi Ue, nazionali e fondi interprofessionali per la Confesercenti di Napoli.
Nel 2014 crea il network nazionale EnterprisinGirls e ne diventa la presidente, carica che ricopre a tutt’oggi, www.enterprisingirls.it.
Dal 2014 cura mostre d’arte contemporanea in Italia e all’estero.
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