Tonificare il corpo, rinforzare l’apparato cardio circolatorio, ridurre lo stress e ritrovare il buon umore…camminando è possibile. Una sana e corretta alimentazione accompagnata da trenta minuti al giorno di camminata a passo sostenuto aiutano a vivere meglio con noi stesse e a rimetterci in forma. Non è un grande sacrificio, se mai un piacere, quindi perché non trasformarla in un’abitudine in grado di fare la differenza? La stagione aiuta! Ecco alcune riflessioni di una nostra lettrice.
di Piera Negri
“La vera casa dell’uomo non è una casa, è la strada. La vita stessa è un viaggio da fare a piedi.”
Bruce Chatwin
“Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi.”
Italo Calvino
Una questione di sopravvivenza
I primi camminatori della storia dell’umanità sarebbero stati gli ominidi appartenenti alla specie dell’Ardipithecus ramidus. I loro resti, scoperti in Etiopia e datati tra i 5,6 e i 4 milioni di anni fa, li mettono in evidenza come i nostri primi antenati. Tutto cominciò quando questi nostri antenati, per esigenze legate alla caccia, alla pesca e alla raccolta, scesero dagli alberi. Effettivamente, per i movimenti a terra utilizzare due gambe è sicuramente più efficiente che utilizzarne quattro, infatti per percorrere un chilometro una persona di 50 kg spende 13 chilocalorie, mentre uno scimpanzé ne spende 46. Dal punto di vista pratico, poi, i vantaggi sono considerevoli: avere le mani libere, mentre si cammina, ci consente di maneggiare strumenti e di compiere azione che altrimenti sarebbero impossibili. La combinazione di questi due fattori consolidò negli ominidi la capacità di muoversi sulle due gambe stimolando una propensione al nomadismo che caratterizzò gran parte dell’evoluzione della nostra specie.
Dalla preistoria alla Grecia antica
Se l’Homo erectus di 200.000 anni fa praticava una camminata ancora fortemente legata alle esigenze di sopravvivenza scandendo la sua esistenza con consumi calorici quotidiani stimati nell’ordine delle 5000-5500 calorie, nella Grecia classica di più di duemila anni fa le cose andavano in modo molto diverso. Secondo i filosofi dell’antichità deambulare era il vero rimedio per i mali dell’anima. È da questo momento che, in occidente, la camminata assurge ad un ruolo più interiore, spirituale e metafisico. Socrate amava camminare e dialogare, gli stoici non erano da meno, i sofisti si spostavano a piedi di città in città per insegnare retorica e Aristotele era solito istruire i propri allievi, conosciuti come peripatetici, camminando sotto i portici del suo Liceo, il peripato.
Spiritualità pensiero e cammino
Muoversi con le proprie forze per raggiungere i luoghi della spiritualità è sempre stato centrale in tutte le religioni e non sorprende che i personaggi di riferimento di alcuni importanti dottrine teologiche siano anche stati dei viandanti in alcuni momenti della loro vita: lo furono Gesù, Maometto ed anche Buddha e Govinda. Nel mondo ebraico tutti i maschi ebrei sono tenuti ad andare a Gerusalemme, i mussulmani hanno l’obbligo di dover raggiungere la Mecca, ma anche buddismo ed induismo hanno da sempre favorito il pellegrinaggio.
Molti sono gli esempi riportati in letteratura e riferiti prevalentemente a personaggi maschili.
Se guardiamo il mondo laico dell’epoca moderna, troviamo pensatori del calibro di Hegel la cui strada percorsa a Heidelberg ha preso il nome di Philosophenweg o Kant le cui passeggiate ripetute maniacalmente ogni giorno alla stessa ora in quel di Königsberg davano la possibilità ai suoi concittadini di utilizzare il suo puntualissimo passaggio d’innanzi alle loro case per regolare gli orologi. In letteratura non si può non citare Dante che proprio sul suo pellegrinaggio nell’aldilà realizzò uno dei più grandi capolavori letterari di tutti i tempi. Poi, tra i tanti altri amanti delle passeggiate citiamo almeno: Petrarca, Cervantes, Coleridge, Whitman e Rimbaud.
Donne in cammino
Ma a cercare bene nella storia anche diverse donne hanno fatto del cammino un motivo centrale della loro vita, non solo alla ricerca della spiritualità ma anche per curiosità, desiderio di scoperta e di libertà.
I pellegrinaggi femminili rappresentavano una opportunità per evadere dalle coercizioni domestiche cui eravamo relegate e in epoche patriarcali non venivano sempre visti di buon occhio, perché spesso legati a occasioni di promiscuità e di incontri imprevisti. Così le donne pellegrine erano talvolta stigmatizzate, costrette ai margini della civiltà, fino alla rappresentazione estrema delle streghe relegate a nascondersi nei boschi.
Oggi un nuova rete si propone di mettere insieme le energie delle donne impegnate nel mondo del cammino e dell’ecologia: la rete nazionale delle donne in cammino.
L’obiettivo è sostenere iniziative femminili volte a organizzare percorsi condivisi nel rispetto dell’ambiente e delle risorse individuali, che includono anche le esigenze di accudimento di famiglia e bambini. La via Francigena è uno dei cammini che questo gruppo valorizza.
Camminare alla ricerca di se stesse
L’arte di camminare conserva per noi le sue potenzialità liberatorie, che consentono di affrancarci da tempi lavorativi e famigliari spesso troppo lontani dai nostri ritmi.
Fare lunghe camminate significa abbandonare la dimensione dello spazio per addentrarsi in quella del tempo. A chi cammina per lunghe distanze non interessa quanta strada ha percorso perché diventa proprietaria del suo tempo, di cui può disporre come vuole. I lunghi cammini, quelli che durano diversi giorni, non sono scanditi dai minuti che passano sull’orologio come in una qualsiasi, frenetica, giornata lavorativa. Sono pellegrinaggi dove lo scorrere del tempo è avvertito dagli stimoli cui vengono sottoposti i nostri sensi. Così, il sopraggiungere della fame o della stanchezza, l’indolenzimento di un muscolo o la scoperta di un luogo in cui valga la pena di fermarsi, possono farci propendere per una conclusione anticipata della giornata. “Oggi mi fermo qui!”, verrebbe da dire, perché siamo noi le demiurghe del nostro itinerario finale che è in costante divenire e non importa se non coincide con quello della pianificazione che avevamo fatto prima di partire. Nel frattempo, infatti, anche noi siamo cambiate, le nostre esigenze non sono più quelle che precedevano il viaggio e il nostro obbiettivo non è quella destinazione, perché come diceva T.S. Eliot: “The journey not the arrival matters”(Quello che conta è il percorso del viaggio e non l’arrivo).
Camminare fa bene
Camminare, quindi, oltre ad essere l’attività più antica praticata della nostra cività è anche quella che più si adatta alla nostra conformazione fisica. Noi siamo state create per camminare e per questo molteplici sono i benefici che derivano dalla questa pratica, vediamone alcuni:
Mantiene in equilibrio il peso e la glicemia
Regola la pressione sanguigna, con riduzione, spesso, dell’ipertensione arteriosa
Riduce la trigliceridemia
Bilancia il colesterolo, aumentando quello buono HDL e riducendo il cattivo LDL
Diminuisce i fattori di rischio per le patologie metaboliche e l’obesità
Riequilibra gli stimoli di sete e appetito
Ottimizza l’efficienza mentale, migliorando le capacità mnemoniche
Previene le degenerazioni cerebrali
Migliora l’umore
Previene i sintomi ansiosi e depressivi
Previene e migliora la stipsi
Limita il rischio di alcune forme tumorali
Aumenta l’aspettativa di vita
Come procedere
PRIMA
DURANTE
OBBIETTIVI
PRIMA
È consigliabile camminare almeno una mezz’ora al giorno se siete più allenate, o mezz’ora ogni due – tre giorni se alle prime armi.
All’inizio, se non riuscite a sostenere tutti e trenta i minuti continuativi, nessun problema, intervallate tranquillamente il cammino con delle pause, dieci minuti di movimento e tre di pausa, in cui rilassarsi godendosi il paesaggio
Scegliete delle scarpe appropriate, scarpe comode e ben ammortizzate, meglio se da jogging, diminuiscono il rischio di infortuni e la possibilità di avere dolori.
Favorite luoghi suggestivi, se possibile in mezzo alla natura, in ogni caso tenevi lontane da strade trafficate
DURANTE
Appoggiate bene prima il tallone e poi in modo graduale il resto del piede. Un appoggio del piede ben impostato protegge le articolazione della caviglia, del ginocchio e delle anche da traumi e logoramenti inappropriati.
Utilizzate le braccia ondulandole ritmicamente a scandire i passi. Eventualmente per migliorare l’azione sulle braccia e rinforzare ulteriormente le spalle, potete supportare questi movimenti con dei bastoncini da sci, nordic walking.
OBBIETTIVI