di Fiorenza Zanchi
Il ritmo è donna
Il corpo della donna ha ritmi suoi, unici.
Una specificità che oggi la medicina studia per adottare nuovi punti di vista e garantire ad ognuna (così come ad ogni uomo) la cura realmente migliore, giusta per quella particolare peculiarità fisica e psichica (1)
A partire dalla mestruazione che, dal suo primo apparire, la immerge in cicli che variano periodicamente in relazione alle fasi mestruali e sono propri dell’identità femminile.
Per proseguire con la cadenza e le caratteristiche con cui si alternano sonno e veglia, differenti nelle donne rispetto agli uomini. La velocità con cui si abbassa la temperatura corporea quando si addormentano è maggiore, così come paiono più accelerati quasi tutti i ritmi circadiani che, in più, variano anche in relazione alla fase del ciclo mestruale in cui la donna si trova.
Secondo gli studiosi, proprio queste differenze nei bioritmi, potrebbero spiegare l’elevata suscettibilità femminile ai disturbi del sonno, nonché il minor livello di vigilanza durante la notte, fornendo una spiegazione “fisiologica” anche alla maggiore difficoltà ad adattarsi a lavori che prevedono turni notturni. (2)
I bioritmi
ritmi biologici che durano più di 24 ore: i ritmi lunari che seguono le fasi della luna (circa 29,5 giorni) e i ritmi semi lunari (circa 14 giorni) normalmente associati ai cicli delle maree e il ciclo riproduttivo delle donne.
durano circa 24 ore: il ciclo sonno/veglia è il più noto e studiato.
ritmi biologici che durano meno di 24 ore: fame/sazietà, battito cardiaco, la secrezione di alcuni ormoni, attenzione/distrazione.
Luce fuori e…
Si è visto infatti che lavorare al buio, esposte a luci artificiali, modifica l’alternanza sonno/veglia e incide anche profondamente sugli equilibri endocrini in particolare della sfera riproduttiva, alterando i principali ormoni che stimolano la produzione di estrogeni, androgeni e progesterone da parte dell’ovaio.
Questi fattori, sebbene ancora da approfondire, sembrano influire, oltre che sugli equilibri mestruali e sulla fertilità, anche su un rischio aumentato di tumori correlati agli ormoni (3,4,5) tra cui quello alla mammella (6,8), all’endometrio (7) e altre neoplasie come quella al colon (8).
...dentro di noi
L’esposizione alla luce artificiale infatti, modifica in modo rilevante i ritmi circadiani attraverso l’alterazione di un ormone: la Melatonina. Prodotta, seguendo regolarmente l’alternanza luce-buio dell’ambiente esterno, dall’Epifisi, o ghiandola pineale, una piccola ghiandola a forma di pigna di meno di 1cm di lunghezza e 150 gr. di peso, situata alla base del cervello, a livello della parete posteriore del terzo ventricolo.
Da punto di vista evolutivo l’Epifisi sembra costituire un vero e proprio fotorecettore, con la medesima derivazione dei nostri occhi laterali che, come questa ghiandola, originano da estroflessioni di una area cerebrale molto importante che sta alla base del cervello: il diencefalo. Sembra dunque che rappresentasse un occhio dorsale filogeneticamente molto antico. Risalendo la scala evolutiva, al di sopra degli anfibi, la pineale diviene essenzialmente ghiandolare, come se la sua funzione visiva si fosse “interiorizzata” e l’ormone principale che produce è la Melatonina.
In alcuni pesci e anfibi l’Epifisi ancora si protende dorsalmente attraverso un foro della sutura che unisce le due ossa parietali del cranio (sutura sagittale) e presenta all’apice una protuberanza arrotondata, situata sotto la pelle, alla sommità della testa, tra gli occhi, con la funzione di occhio mediano. Un terzo occhio?
Nelle lamprede, ad es., la pineale termina dorsalmente, sotto un’area di cute traslucida, posta tra gli occhi pari, ed è sensibile alla luce, in particolare, ai cambiamenti d’intensità luminosa.
La luce e i suoi ritmi
La percezione del buio provoca la sintesi di Melatonina, la luce invece ne blocca la secrezione: bastano pochi minuti di esposizione ad una luce brillante perché si determini una caduta dei suoi livelli circolanti.
Così l’esposizione notturna alla luce artificiale, sospendendo la percezione del buio, diminuisce la formazione di questo ormone, altera il ritmo circadiano della Melatonina e con esso la possibilità di riequilibrio dell’organismo che vi è strettamente legata.
E’ esperienza comune, ad es., che quando si viene esposti a improvvise variazioni dei ritmi luce-buio, come nei viaggi transcontinentali, può insorgere una vere e propria sindrome da diminuita efficienza psico/fisica la “jet lag syndrom”. Questo proprio perché l’epifisi si “de sincronizza” e deve risincronizzarsi sui mutati cicli luce/buio. Di media ci vogliono 10 giorni circa dall’avvenuto cambiamento.
Il ritmo delle “stagioni” in noi
L’epifisi, con la Melatonina prodotta, sarebbe perciò una vera e propria guida della struttura temporale dell’organismo: indipendentemente dalla visione, il corpo sa se è giorno o notte o in quale periodo dell’anno si trova (fotoperiodismo).
La pineale contemporaneamente detta il ritmo delle “stagioni” interne: diminuisce la melatonina alla pubertà, durante l’ovulazione, in menopausa, nella vecchiaia…
E, allo stato attuale della ricerca, i bioritmi epifisari sembrano influire, tra l’altro, sugli equilibri ormonali, in particolare delle donne.
Insieme agli equilibri ormonali risulterebbero essere connessi all’Epifisi, attraverso la ritmica produzione di Melatonina: -il tono dell’umore: nei depressi, ad es., si è registrata una diminuzione della secrezione notturna di Melatonina; – la reattività immunitaria: appare significativamente inibita a seguito di inibizione della produzione di questo ormone; -lo stress: la Melatonina antagonizzerebbe l’effetto immuno/soppressore esercitato dallo stress o dalla somministrazione di corticosteroidi.
Mezzanotte l’ora della ... Melatonina
Le ricerche sono in corso e le conferme aumentano ma, in attesa di certezze, meglio proteggersi mantenendo il più possibile equilibrati i livelli di Melatonina, la “luce” in noi, attraverso un ritmo sonno/veglia regolare. Proprio come per Cenerentola, l’ora “magica” dopo la quale “il sogno svanisce” (e iniziano e rischi!), è mezzanotte! Andare a dormire intorno allo scoccare delle 24 garantisce infatti il picco serale fisiologico di questo ormone, sostenendo i nostri “orologi biologici” e con essi gli equilibri endocrini e, in generale, la salute.
Bibliografia
(1) La Conferenza Stato-Regioni, il 30 maggio 2019, ha approvato il “Piano per l’applicazione e la diffusione della Medicina di Genere” sul territorio nazionale, previsto dall’articolo 3 della Legge 3/2018. Insieme alla ricerca sui meccanismi fisiopatologici responsabili delle differenze di genere e sugli effetti dello stile di vita e dell’ambiente sulla salute della donna.
(2) Diurnal and circadian variation of sleep and alertness in men vs. naturally cycling women – Diane B. Boivin, Ari Shechter, Philippe Boudreau, Esmot Ara Begum, and Ng Mien Kwong Ng Ying-Kin – PNAS September 27, 2016 113 (39) 10980-10985; first published September 12, 2016
3) Davis S. Mirik D.K. Circadian disruption, shift work and the risk of cancer: a summary of the evidence and studies in Seattle Cancer Causes Control 2006; 17 (4): 539-45
4) Reiter R.J. Tan D.X. Korkmaz A. Erren T.C. Piekarski C. Tamura H. Manchester L.C. Light at night, chronodisruption, melatonin suppression, and cancer risk: a reviewCrit Rev Oncog. 2007; 13 (4): 303-28
5) Nagata C. Nagao Y. Yamamoto S. Shibuya C. Kashiki Y. Shimizu H. Light exposure at night, urinary 6-sulfatoxymelatonin, and serum estrogens and androgens in postmenopausal Japanese women Cancer Epidemiol Biomarkers Prev. 2008 Jun; 17 (6): 1418-23
6) Megdal S.P. Kroenke C.H. Laden F. et Al. Night work and breast cancer risk: a systematic review and meta-analysisEur J Cancer 2005; 41 (13): 2023-32
7) Viswanathan A.N. Hankinson S.E. Schernhammer E.S. Night shift work and the risk of endometrial cancer Cancer Res. 2007 Nov 1; 67 (21): 10618-22
8) Kolstad H.A. Nigh shift work and risk of breast cancer and other cancers – a critical review of theepidemiologic evidenceScand J Work Environ Health. 2008 Feb; 34 (1): 5-22