di Fiorenza Zanchi
Resilienza. Termine oggi molto di moda sicuramente non a caso dato che attraversiamo un’epoca così carica di mutamenti continui e veloci che di “resilienza” ne abbiamo sempre più bisogno!
Il termine, come forse già sapete, deriva dal latino “resalio”, (iterativo di “salio”) che connotava, tra l’altro, il gesto di risalire su un’imbarcazione capovolta dalla forza del mare: l’atteggiamento di andare avanti senza arrendersi, nonostante le avversità della vita: difficoltà, cambiamenti, frustrazioni, lavorative o meno, sofferenza, lutti …
Mi piego ma non mi rompo ..
E a rinforzare questo significato, il primo concetto espresso da “resilienza” sembra attribuirsi alla metallurgia ed è ancora più interessante: indica la capacità di un metallo di resistere alle forze che vi vengono applicate: cambiare forma ma senza rompersi: il contrario della fragilità, ad esempio quella di un bicchiere di vetro che, sotto sforzo, non potendo cambiare forma, si rompe!
E così anche in campo psicologico il termine è venuto a rappresentare la capacità di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà senza “rompersi” appunto: chi è resiliente è all’opposto di chi è facilmente vulnerabile.
Ugualmente il concetto di “resilienza” è applicabile in modo esattamente analogo al nostro corpo.
In entrambi i casi, corpo e psiche, per non “rompersi” si tratta di essere flessibili, duttili, elastici, proprio come il metallo forgiato dal fabbro.
“Le avversità possono essere delle formidabili occasioni”
Thomas Mann
A partire, come scriveva Mann, dal vedere i cambiamenti come una prova, una sfida da trasformare in un’opportunità, piuttosto che una privazione o una minaccia.
I cambiamenti del corpo legati alle età di transizione della vita femminile, ad es., sono sempre una “prova”: modificano i confini abituali, il modo di pensarsi, di vedere la forma e percepire la struttura del corpo, la sua capacità di rispondere alle richieste, di assecondare i ritmi…implicano periodicamente la necessità di far spazio a una nuova “identità” che si va delineando.
Quelli legati ad epoche come l’adolescenza o la gravidanza in genere, anche se non sempre, sono vissuti con naturale “resilienza”, altri come quelli della menopausa e più in generale, del passare degli anni, sono meno facili da affrontare.
“Mi è venuta la pancia!”
All’approssimarsi dei fatidici 50, è proprio il modificarsi della forma fisica che scatena ansia e tensioni: ”mi è venuta la pancia, non mi riconosco più!”, “Io non sono mai stata così!” “mi sento gonfia, sformata” … in effetti non è affatto semplice né scontato accettare i cambiamenti di questa epoca della vita specie in una cultura che tende ad enfatizzarne gli aspetti di “perdita di un privilegio biologico” piuttosto che le potenzialità evolutive. A partire dalla considerazione che la menopausa è una caratteristica essenzialmente umana, tanto che tra le varie ipotesi, è stato suggerito che abbia avvantaggiato la nostra specie nel corso dell’evoluzione, sollevando la donna dagli stress e dai pericoli della gravidanza e permettendole di aumentare le conoscenze culturali e trasmetterle agli ultimi nati.
Hanno detto...
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