di Fiorenza Zanchi
“dottoressa mi hanno detto che ho le cisti ovariche” “che non potrò avere figli” “Che dovrò prendere sempre la pillola se voglio avere le mestruazioni regolarmente” …
Sono frasi che molto spesso mi capita di sentire quando si presenta per una visita ginecologica un’adolescente, o una giovane donna.
Ma cosa si intende, in realtà, quando si parla di “cisti ovariche”?
Un ovaio che sta maturando
In effetti la presenza di “cisti ovariche” o ovaio policistico o multi follicolare, secondo le varie espressioni che si trovano comunemente usate, non implica necessariamente una condizione di patologia, specie quando è un segno isolato e/o viene rilevata in adolescenti che non hanno ancora completato la maturazione dei meccanismi ormonali che guidano il regolare ciclo ovulatorio e mestruale.
Diverso è invece se, in associazione all’ovaio policistico o a volte anche senza di esso, si trova un insieme di sintomi caratteristici, come:
–mestruazioni irregolari, in particolare che compaiono di rado o non compaiono proprio (oligo/amenorrea)
–aumento dei peli superflui e del loro spessore su aree che normalmente ne sono prive come collo, torace, addome, volto, braccia…(irsutismo) o, più raramente, perdita dei capelli e/o acne (iperandrogenismo clinico)
o anche riscontro, ad un esame per controllare gli equilibri ormonali, di:
–elevazione degli ormoni maschili o androgeni (testosterone libero e/o deidroepiandrosterone solfato) anche senza eccessivi peli superflui (iperandrogenismo biochimico).
PCOs: un male del secolo
Solo nel caso coesistano almeno due o più di questi sintomi si può sospettare una
–“sindrome dell’ovaio policistico” o PCOs, ovvero una condizione di squilibrio ormonale e metabolico costituita da un concorso di sintomi, appunto “sindrome”, che va distinta dal semplice e singolo ovaio policistico.
Dunque prima regola: non preoccuparsi e legarsi la testa per un isolato rilievo di “cisti ovariche”. Se è il caso, consultare uno specialista e fare tutti gli accertamenti necessari escludendo anche altre problematiche che possono generare sintomi somiglianti a quelli della PCOs.
Se tuttavia vi trovate effettivamente di fronte a questa sindrome non sentitevi strane o isolate perché è molto diffusa: viene infatti diagnosticata al 5-10% delle giovani donne ed è considerata l’alterazione endocrina più comune in età fertile!
Le sue cause sono ancora oggi controverse. Si suppone siano il risultato di una combinazione di fattori tra cui i geni, ma anche caratteristiche ambientali e stile di vita, hanno una loro rilevanza.
Iperandrogenismo: il prezzo dell’emancipazione?
Sicuramente, al di là di quale sia l’evento iniziale che innesca la reazione, una caratteristica domina:
– l’iperandrogenismo ovvero l’aumento degli ormoni maschili (androgeni), espressione di un complesso squilibrio funzionale del sistema riproduttivo.
Dal punto di vista simbolico, sembrerebbe quasi il prorompere di una “energia maschile”, sempre più presente nella vita delle donne, che deve ancora trovare un’armonia con quella femminile: “imparare” a bilanciarsi perché le parti maschile e femminile presenti in ciascuna, possano conciliarsi e non essere necessariamente in conflitto.
C’è anche qualche vantaggio: l’aumento degli ormoni maschili (testosterone) può aumentare il desiderio, vivacizzando le relazioni sessuali!
Tuttavia è alla base dei sintomi caratteristici già visti:
- eccesso di peluria su viso e corpo (irsutismo)
- acne/seborrea e/o calvizie di tipo maschile
- disturbi mestruali (mestruazioni irregolari, assenza di mestruazioni per più mesi, cicli scarsi o prolungati)
Possono inoltre comparire:
- eccessivo aumento ponderale: circa il 50% delle donne con PCOs sono sovrappeso (particolare attenzione quando il giro vita arriva a 88 cm!)
- alterazioni del metabolismo, in particolare degli zuccheri con possibile “resistenza all’insulina”, ovvero refrattarietà delle cellule all’azione di questo ormone, che consente loro di utilizzare come “carburante” lo zucchero. Conseguenza di questa refrattarietà è l’aumento dell’insulina circolante, per cercare di combattere la “resistenza”, con i suoi effetti negativi sull’equilibrio ormonale e metabolico.
PCOs e sindrome metabolica
L’insieme di questi fattori può predisporre dunque non solo a effetti di tipo estetico ma, a partire dalle alterazioni ormonali dell’apparato riproduttivo, alla così detta “sindrome metabolica”, con scarsa tolleranza agli zuccheri o diabete anche in giovane età, ipertensione arteriosa, aumento del colesterolo e dei trigliceridi, aterosclerosi …
Cosa fare? Provare a riportare in equilibrio i meccanismi che causano il problema, in particolare:
- l’eccessivo aumento del peso, la resistenza all’insulina e l’aumento di ormoni maschili sono fortemente interdipendenti.
Dunque, passo fondamentale è :
- ridurre l’eccessivo aumento di peso e prevenire il sovrappeso. E’stato dimostrato infatti che ridurre il sovrappeso e riconquistare il “peso forma” aiuta la ripresa di cicli mestruali regolari, favorisce la fertilità e contrasta le alterazioni metaboliche.
Qualche consiglio
Cominciare da alcune modifiche dello stile di vita:
1- una dieta ben bilanciata, ricca di ortaggi, frutta, cereali integrali, legumi e povera di ingredienti elaborati, in particolari grassi e carboidrati raffinati;
2- una adeguata attività fisica, indispensabile per attivare il metabolismo e favorire una perdita di peso equilibrata mantenendo il giusto tono dei tessuti;
insieme a :
3- una terapia con integratori specifici che migliorino la funzionalità ovarica, l’utilizzo degli zuccheri ma anche, qualora fossero in eccesso, i grassi nel sangue o l’omocisteina, fattori di rischio cardiovascolare;
4 – una terapia farmacologica, entrambe prescritte dallo specialista
contribuiranno a riattivare le condizioni fisiologiche migliorando contemporaneamente estetica e salute presente e futura.