“Come, cucini tutti i giorni?” Mi chiedono un po’ scandalizzate, le mie amiche berlinesi quando le invito a pranzo o a cena in un giorno infrasettimanale. Come se preparando da mangiare rinunciassi un po’alla mia emancipazione. In Germania, la cosiddetta “destrutturazione del desco famigliare” si è manifestata precocemente, complice l’industrializzazione che ha visto le donne impegnate sul fronte lavorativo quasi un secolo prima rispetto a quelle del nostro paese. Pranzi e cene “canonici”, con tavola apparecchiata e pietanze calde, sono quindi lussi relegati ai fine settimana. Nella quotidianità si mangia invece in modo frammentario, scegliendo cibi precucinati e assemblati con approssimazione. Tanto che anche le catene del biologico, paladine dell’equilibrio alimentare, offrono un’ ampia gamma di “fast food”: dagli hamburger, alle minestre, alle lasagne, ben confezionate e pronte per l’uso. D’altra parte anche da noi il tempo trascorso in cucina diminuisce di anno in anno, si delega sempre più spesso all’esterno la preparazione dei pasti, con il rischio di perdere la capacità di padroneggiare autonomamente le competenze necessarie per la scelta e la preparazione dei cibi, peraltro indispensabili alla qualità della vita. Competenze che da tempo immemorabile appartengono alle donne, se è vero, come mostrano recenti ricerche antropologiche, che la raccolta compiuta dalle mani femminili ha rappresentato, sin dai primordi dell’umanità, la base della sopravvivenza e dello sviluppo, molto più della sporadica caccia praticata dagli uomini.
Nuovi modelli di cooperazione
Tornare ai “bei tempi andati”? Certo non vogliamo tornare indietro. La possibilità di scegliere le mansioni/lavoro da svolgere resta un diritto (peraltro ad oggi poco scontato) da ribadire con forza. Occorre vigilare perché non si approfitti della crisi sociale ed economica che stiamo attraversando per far regredire ulteriormente il mercato del lavoro femminile, già fortemente penalizzato.
Non si tratta quindi di rimetterci passivamente ai fornelli, attività che in passato assorbiva la maggior parte del nostro tempo. Serve, piuttosto, valorizzare le funzioni legate alla preparazione del cibo, così profondamente connesse alla creatività e alla capacità di trasformazione peculiari del femminile, favorendone la condivisione indipendentemente dal sesso e dall’età e stimolando una maggiore cooperazione fra tutti i membri della famiglia e della comunità.
Spesso, e non a torto, noi donne ci sentiamo oberate dall’impegno della gestione del cibo in famiglia e tendiamo a liberarci da queste competenze delegandole all’esterno. Recuperarne la regia può però aiutarci a trovare una nova forza, perché le azioni quotidiane che conducono alla tavola apparecchiata, dalla spesa, alla cucina, al momento del pasto, racchiudono in sé un grande potere. La possibilità di indirizzare la produzione del cibo, con importanti ricadute sull’equilibrio sociale, culturale e ambientale. L’arte di educare i commensali, bambini in primo luogo, a scelte sostenibili per l’ambiente e per la salute. La capacità di promuovere un menu equilibrato, in armonia con la costituzione e il benessere individuale, imparando a non trascurare i segnali del corpo e a rispettare la nostra autenticità.
Le difficoltà nella scelta del cibo
Certo la scelta del cibo ci costringe a destreggiarci fra tante contraddizioni. I consigli degli esperti, raramente coerenti, le esigenze e i desideri dei commensali, spesso diversi, il piacere di mangiare e il desiderio di non ingrassare, la fretta e l’aiuto talvolta insufficiente dei famigliari, l’esigenza di qualità e il budget a disposizione ridotto.
I messaggi che il mercato ci rivolge sono poco pacificanti e sembrano mirare a separarci dal nostro corpo, reso estraneo e perennemente inadeguato dai numerosi incitamenti a “combattere contro” l’età, i chili di troppo, la cellulite, le rughe. Una lotta che si oppone ai ritmi naturali inscritti in ciascuna di noi, nel vano tentativo di impedire i mutamenti fisiologici che scandiscono i passaggi della vita.
Una parte del cibo che abbiamo a disposizione è prodotto senza rispettare il ritmo delle stagioni, le esigenze di animali e uomini, il ciclo produttivo della terra. Una continua scissione lo separa dall’ambiente e spezza il filo di continuità, la memoria cui è legata l’incessante trasformazione del mondo vivente. Senza contare gli influssi negativi sul gusto e sul valore nutritivo degli ingredienti che consumiamo quotidianamente, sempre meno vitali, più poveri di aromi e di sostanze nutritive. Di conseguenza molti alimenti vengono manipolati e ricomposti coltivando l’ingannevole illusione di poter porre rimedio agli squilibri generati da una produzione inadeguata a garantirne la migliore qualità.
Affrontare i cambiamenti
Ma come superare questi circoli viziosi e affrontare un rinnovamento del percorso alimentare che valorizzi le continue trasformazioni del femminile e le sue capacità creative, rispettandone ritmi e attitudini?
Un primo passo è imparare a prestare ascolto alle nostre esigenze, uscire dalla prigione dell’apparenza, dove tutte le forze sono concentrate per raggiungere la forma ideale del corpo, non focalizzarsi sui modelli imperanti.
Questo spazio fornisce una chiave di lettura femminile, che conduce a scoprire e comprendere le componenti coinvolte nel rapporto con il cibo e aiuta a rafforzare e collegare fra loro istinto ed emozioni, aspetti ambientali, sociali e culturali, che indirizzano le nostre scelte, integrandoli in un continuo dialogo con la natura e la sua forza rigenerante, di cui il cibo è uno degli aspetti evidenti.
Non occorrono schemi rigidi ma capacità di ascolto e di osservazione, per imparare a rispettare i segnali del corpo, le sfumature che esprimono il momento e la situazione in cui viviamo. Dobbiamo tornare a comprendere i legami del cibo con l’ambiente, saper scegliere, di volta in volta, non solo in base al benessere individuale, ma anche rispetto all’equilibrio della natura e delle risorse umane che l’hanno prodotto. Sono competenze che le attitudini femminili hanno sempre espresso e valorizzato. Metterci in rete e confrontarci su questi aspetti ci aiuterà a recuperarle.
Carla Barzanò
(Tratto da Yoga e dieta, Tecniche Nuove, 2012)