In un momento in cui il tema “fertilità” è al centro di roventi discussioni, forse val la pena di riflettere su una funzione del femminile che potrebbe essere vicina a subire profonde trasformazioni, la funzione di procreazione, che trascende la fertilità fisica…
Utero artificiale: verso quale mondo?
di Fiorenza Zanchi
Maternità: retaggio antico o futura opportunità? Un dibattito che apre nuovi quesiti sulla “natura dell’essere donna”(1) ogni qual volta il progresso tecnico/scientifico supera “frontiere (apparentemente) impossibili”, rilanciando la riflessione.
Ultima, la possibilità sempre più realistica dell’utero artificiale, un traguardo solo pochi decenni fa ancora fantascientifico ed ora già alle porte:
“… in Australia (2008 ndr) gli scienziati del Dipartimento di medicina del New South Wales, hanno creato il primo utero artificiale servendosi di un oggetto comunissimo ed economicissimo come un contenitore di plastica…” (2)
Uno sguardo sulle opinioni
Uno scenario che suscita speranze e timori: con una evoluzione, specie tecnologica, che corre così veloce, non c’è mai tempo per mettere veramente a fuoco, per esperienza consolidata e non solo per riflessioni teoriche, cosa acquisiamo o cosa perdiamo di fronte a possibilità e scelte, che non hanno precedenti nella storia umana. Come quella che un eventuale utero artificiale e dunque una procreazione totalmente “altra”, prospettano.
Impossibile fornire risposte certe: diamo uno sguardo ad alcuni dei temi che si aprono.
Speranze:
C’è chi – sulla scia aperta dalla Firestone(3), e più modernamente/scientificamente perseguita dalla Prasad (4) o dalla Kendall (5) – scorge nuove opportunità:
“.. la fecondazione assistita sta progressivamente mettendo fuori gioco il pensiero unico della maternità. Quello che dalla notte dei tempi considera la donna il solo essere concepito per concepire. Un’ incubatrice ambulante. Una portatrice passiva.” (2)
e chi riflette:
“La disparità nella distribuzione dei rischi associati alla riproduzione è tutta a svantaggio delle donne. E non solo per i rischi di salute, ma pure per le implicazioni sociali e lavorative.
… L’utero artificiale,…, potrebbe consentire quell’uguaglianza che la biologia – e non solo, ovviamente – ostacola.”. (6)
Un retaggio antico
Qui, per dirla con Hillman: “la visione dell’inferiorità femminile, basata (proprio! ndr) su argomenti fisiologici diversi, corre con rettilinea fedeltà, dall’antichità sino alla psicanalisi.
I mutamenti hanno toccato solo i particolari; la sostanza degli argomenti rimane la stessa ” (7)
In questo senso, percepire l’utero –e la donna– come “contenitore passivo” e in generale la biologia femminile con le sue funzioni, come motivo di disuguaglianza e “ostacolo”, sembrerebbe un retaggio che perseguita le donne dai tempi più antichi.
Ma siamo proprio cieche? Persino Galeno, famoso medico greco del 1°/2° sec. d.C., pur già “progressista” nei confronti della parità uomo/donna, trovava nella biologia femminile un motivo dell’inferiorità delle donne, in particolare proprio nei genitali femminili che in quanto “all’interno del corpo” incapaci di “emergere ed essere proiettati all’esterno.” “mentre nell’uomo sono esterni…”, sarebbero la versione imperfetta di quelli maschili, come gli occhi ciechi della talpa sono la versione imperfetta dei nostri occhi: “Gli occhi della talpa, invece, non si aprono…ma rimangono lì imperfetti…così anche la donna è meno perfetta dell’uomo per quanto riguarda le parti destinate alla generazione.” (De usu part. XIV, 6-7). |
Quale emancipazione?
In effetti, anche nella mia esperienza professionale, molta della sofferenza fisica e psichica che incontro nelle donne è legata davvero all’ingranaggio sociale e lavorativo in cui sono risucchiate, ma non tanto per problemi di “biologia”, quanto perché costrette a tempi, ritmi, obiettivi, produttività, ruoli, stile di leadership… di segno maschile, ovvero creati dall’uomo per l’uomo e, di fatto, tuttora dominanti.
Ogni “genere” ha i suoi tempi… Secondo uno studio pubblicato recentemente sul Journal of Occupational and Environmental Medicine, infatti, investire troppe ore nella carriera lavorativa può essere pericoloso per la salute, ma solo per le donne. In particolare quelle che superano le 50 ore a settimana sembrano triplicare il rischio di malattie cardiache, diabete, cancro e artrite. A parità di ore lavorate gli uomini invece, mostrano maggiore incidenza di artrite, ma nessuna delle altre malattie croniche. (8) |
I tempi e i ritmi propri della fisiologia femminile sono certo mortificati e svalorizzati da una tale organizzazione e concezione del lavoro avvalorando così il persistente vissuto di inadeguatezza, di non competitività che, nonostante tutti i traguardi raggiunti, ancora troppo spesso le donne hanno del proprio corpo e, con esso, della loro specifica identità: come limite, ingombro, “ostacolo” appunto.
Un “minus” piuttosto che una sorgente di opportunità, capace anche di costruire modelli alternativi veramente “al femminile” in grado di affiancarsi a quelli esistenti.
(proporremo e incontreremo tra breve, esperienze ed esempi di organizzazione del lavoro e della relazione nell’ambiente lavorativo, “al femminile” ndr)
Una salute a rischio
Anche i “rischi di salute” (6) non sembrerebbero riguardare tanto o solo l’avere una gravidanza dato che, al contrario di altre “nuove” patologie della donna(v.Box), i rischi e soprattutto la mortalità legata a gravidanza e parto dagli anni ‘90 ad oggi sono dimezzati (9) e, su questi, dobbiamo e possiamo lavorare perché tendano a zero.
Il “peso” delle radici biologiche Forse non è un caso che, proprio a partire dagli anni ’90, l’infarto del miocardio, appannaggio un tempo praticamente solo degli uomini, colpisca nel 35-40% dei casi donne, per non parlare della depressione, una vera e propria pandemia in continuo aumento, che è doppia nelle donne rispetto agli uomini (25-30% delle donne contro circa il 12% degli uomini). Persino l’uso degli psicofarmaci nei giovani, come emerge da recentissime ricerche, è praticamente doppio nelle ragazze rispetto ai ragazzi, (8% contro4%) (10)Inoltre, secondo numerosi studi, la gravidanza, specie in giovane età, indurrebbe modificazioni nei geni legati ai processi di sviluppo, differenziazione e rimodellamento cromatinico delle cellule, che rappresentano un meccanismo di protezione della mammella. (11) (12) (13) |
Timori:
C’è chi difende la maternità “vecchio modello”, basandosi sulla personale esperienza:
“la maternità è vista unicamente come una “schiavitù” dalla quale le donne dovrebbero essere “liberate”…Un pensiero “unico” e limitato… Attribuire alla maternità la colpa di tutte le ingiustizie sociali di cui la donna è stata ed é vittima, piuttosto che potenziare e valorizzare le caratteristiche del femminile, riconoscendole e utilizzandone tutte le innumerevoli valenze positive e creative, porta ad ipotizzare un mondo dove il livellamento, l’eliminazione dell’unicità, delle differenze, viene esaltato e preso come modello di società ideale.
Una società… senza differenze, senza esperienza… Senza coscienza.” (14)
e chi, leggendo il “valore della corporeità, come luogo rivelativo dell’identità femminile.”(1)
percepisce i rischi, il limite, la perdita:
“Un’ipotesi che fa rabbrividire al solo pensiero, portata avanti con furore ideologico dalla scienziata sostenitrice dei «parti verginali»
(Aarathi Prasad ndr), secondo cui «i ruoli sessuati assegnati in base al genere sono stati usati per opprimere le donne e giustificare i pregiudizi contro gli omosessuali.»…Ma che umanità può avere la persona, se è frutto di una creazione artificiale e non dell’amore di due genitori? … si sta prefigurando un mondo in cui a dare la vita non sarà più la natura ma le macchine, in cui la nascita di bambini e bambine sarà determinata in laboratorio con un’eugenetica non lontana dal programma nazista Aktion 4.”(15)
Due protagonisti…
Una cosa è certa: il tempo della gestazione non riguarda solo la madre.
I “protagonisti” sono due: madre e figlio.
Dunque, comunque la si voglia vedere, la donna non è sola in questa scelta, c’è un secondo individuo che non può essere ignorato: il figlio e con lui le future generazioni.
…e una “porta” tra due mondi
Qui l’utero diventa realmente “attore” di primo piano, con un ruolo che non può essere impoverito.
Non tanto in quanto “organo”, che può esserci o meno, ma in quanto simbolo della capacità di accoglienza, nutrimento, protezione, comunicazione, ovvero della particolare declinazione di “creatività” che appartiene comunque al “femminile”, indipendentemente dall’avere o meno una gravidanza.
Il simbolo di una vera è propria “soglia tra due mondi”, capace di permettere la relazione e, nello stesso tempo, garantire identità, contenere e, contemporaneamente, specificare: grazie ad esso e alla placenta, la “porta” che ne regola il “passaggio”, mamma e bimbo possono, in tutta sicurezza, entrare in rapporto tra di loro e scambiare messaggi e informazioni per tutta la durata della gestazione.
Un modello di “relazione” Addirittura la placenta umana ho la rara caratteristica in natura di essere “emocoriale”: significa che i villi placentari pescano direttamente nel sangue materno, senza nessuna separazione. Persino l’endotelio (la membrana più sottile) dei vasi materni è scomparso: è la forma di contatto più profondo e intima che possa instaurarsi. Come se, nel processo evolutivo, fosse stata favorita la massima vicinanza della madre/donna al bimbo in formazione quasi a garantire un maggiore e più immediato scambio di informazioni e consentire la massima vicinanza e possibilità di relazione. |
Grazie all’utero, esiste dunque un rapporto ricchissimo tra madre e figlio.
Madre…
La madre inizia ad entrare in contatto profondo con il figlio praticamente dal primo insorgere della gravidanza, ricevendo addirittura, direttamente nel suo sangue, le cellule stesse del bimbo(16).
Tanto è vero che la moderna diagnosi prenatale, con un semplice prelievo di sangue materno, isola e utilizza proprio queste cellule, per diagnosticare, senza invasività, possibili alterazioni genetiche.
Figlio…
Il bimbo, in stretta comunicazione con la mamma attraverso la placenta, riceve innumerevoli messaggi: emozioni, sentimenti, gioie, paure… ma anche ciò che mangia, beve, respira.
Come? Sotto forma di ormoni, neurotrasmettitori, nutrienti, molecole le più svariate, ma anche semplicemente ritmi tra cui, primo tra tutti, il battito del cuore, che si modifica e accompagna ogni attimo della vita della madre.
Nessuna “… incubatrice ambulante… portatrice passiva”, (2)(4) dunque, ma un “dialogo” intenso…
e “fetal programming”
e certamente “attivo”. Il periodo pre natale è in effetti, il più delicato nella formazione di un nuovo individuo e le informazioni che arrivano attraverso l’utero materno avrebbero più che un ruolo di pura relazione, ad. es. psicologica (17).
Sembra infatti possano contribuire alla “modulazione” delle molteplici capacità espressive del DNA del bimbo in formazione.
È quanto emerge, con sempre maggiore evidenza, dalla recente ricerca scientifica in una nuova e particolare branca del sapere: l’“epigenetica”.
Cosa è l’Epigenetica? Secondo gli studiosi” l’ Epigenetica è una branca relativamente recente di conoscenze delle modificazioni chimiche al genoma(l’insieme di tutte le informazioni contenute nel DNA, ndr), senza alterazioni nella sequenza del DNA.”(18)Essa studia “il luogo… in cui il flusso di informazioni che proviene dall’esterno (ambiente e microambiente) incontra e si confronta con le informazioni codificate da milioni di anni nel DNA, orchestrando… le modifiche… di cellule e tessuti..”(19) Cosa significa? Immaginiamo il nostro DNA (genoma) come una sorta di libro, in cui sono scritte tutte le informazioni che ci riguardano, ma di cui si possono scegliere i capitoli da leggere. Secondo la ricerca epigenetica, il DNA, ovvero questo “libro” che detta le “linee guida” per “costruire” il nostro organismo, non trasmette sempre le medesime informazioni. Le influenze dell’ambiente, compresi l’alimentazione, lo stress, le emozioni, l’inquinamento… possono modificare queste “linee guida”: scegliere alcuni capitoli del libro, piuttosto che altri, pur senza modificare la struttura generale del libro, in cui sono contenute innumerevoli possibilità. |
Dunque vari studi di “epigenetica” suggeriscono addirittura la possibilità di un “fetal programming”(programmazione fetale) (19), ovvero della “capacità, …delle cellule embrio-fetali di definire il proprio assetto epigenetico in risposta … alle informazioni provenienti dalla madre e, attraverso di essa, dal mondo esterno. “(19)
Tranquillizzante: il nuovo individuo nasce già ben “attrezzato” per affrontare la vita e l’ambiente che incontrerà dopo la nascita.
Responsabilizzante: carica sulle spalle, specie ma non solo, delle donne, la consapevolezza dell’impatto che possono avere le scelte che facciamo, come ci comportiamo, l’ambiente in cui viviamo…
“I genitori hanno mangiato l’uva verde e i figli sono nati con i denti legati” (A.de Souzenelle)
E non solo per i figli. Gli stessi studi parlano della possibilità che ciò che si trasmette nel corso di una gravidanza possa mantenersi nelle generazioni future(19): se i genitori mangiano “l’uva verde”, anche i nipoti e le generazioni future possono nascere con i “denti legati”, una sorta di moderna lettura del “Karma” così fortemente sottolineato dallo yoga, dalle culture orientali…
Dunque parole d’ordine: darci tempo e… riflessione.
Quale femminile “scorporando” una funzione/simbolo così densa di significati e, perché no, potere? Potrebbero nascere generazioni con i “denti legati”, o forse invece più adattate, nel mondo che ci aspetta, delegando la gravidanza a un utero “alieno”, senza emozioni, sentimenti, consapevolezza? se creiamo spazi artificiali per mettere al mondo i bambini, resteranno spazi nel mondo “vivo” per creare e essere fertili?
Quale mondo sogniamo?
Il vostro corpo è l’arpa della vostra Anima
Sta a voi trarne
dolci armonie o
suoni confusi …
G.K.Gibran – Il piacere (Il Profeta)
Per chi vuole saperne di più
(1) “Nati da donna: femminilità e bellezza” – Convegno nazionale dell’Associazione Scienza & Vita, – relazione a cura di Paola Ricci Sindoni, 29/5/2016
(2) “Siamo tutti Madri” Marino Niola-.Repubblica 24.1.’14
(3) The mothers of us all – Rileggere Firestone: la dialettica dei sessi – Riccardo Fanciullacci – Via Dogana n.92 marzo 2010 (“..la tesi centrale del volume, ..dice che il sessismo, che sta alla base dell’intero sistema di oppressioni che è fissato a livello dell’ordine simbolico e sociale, si radica sul modo in cui si configura in natura la riproduzione umana: «..per liberarsi di queste divisioni e di questo dominio, occorre allora operare non solo sul piano simbolico, ma anche su quello biologico approfittando del progresso tecnologico”)
(4)“Storia naturale del concepimento” Aarathi Prasad (genetista britannica)- Collana «Nuovi Saggi Bollati Boringhieri»
(5) “Equal opportunity and the case for state sponsored ectogenesis”- Evie Kendall-Palgrave Macmillan UK 2015
(6)- “L’utero artificiale renderà le donne più libere” – Chiara Lalli – Jamie Grill, Getty Images-16 MAG 2016 13.18 OPINIONI
(7) “Il mito dell’analisi” Hillman J. Ed. Adelphi ’91- p. 258
(8) Chronic Disease Risks From Exposure to Long-Hour Work Schedules Over a 32-Year Period. Dembe, Allard E. ScD; Yao, Xiaoxi PhD, MPH – Journal of Occupational & Environmental Medicine: June 14, 2016
(9) Unicef 2015 (http://www.unicef.it/doc/436/mortalita-materna-dati-statistici.htm)
(10) Consumi d’azzardo: alchimie, fragilità e normalità’: La fotografia ESPAD 2013 – Sabrina Molinaro, Roberta Potente e Arianna Cutilli
CerCo Edizioni, 07 mag 2014
(11)- “Trattamento integrato del carcinoma della mammella: revisione della nostra esperienza” A Forte, R. De Sanctis, S.Manfredelli, G. Leonetti, A.Covotta, V.Urbano, M.Bezzi – G Chir Vol. 29 – n. 5 – pp.221-229 Maggio 2008
(12)- “Gene expression profile induced by pregnancy in the breast of premenopausal women” Julia Santucci-Pereira1(PhD, Research Associate in the Breast Cancer Research Laboratory at Fox Chase) e c. – AACR Annual Meeting 2014; April 5-9, 2014; San Diego, CA
(13)- ”Molecular Pathways Involved in Pregnancy-Induced Prevention Against Breast Cancer” Maria Barton,1 Julia Santucci-Pereira,1 and Jose Russo1,*- Front Endocrinol (Lausanne). 2014; 5: 213. Published online 2014 Dec 10. doi: 10.3389/fendo.2014.00213 PMCID: PMC4261797
(14)- Commento firmato di una lettrice in: “Rinnovarsi al femminile: cambiamo vita!” – Fiorenza Zanchi – Published by –www.letrasformazionidelladonna.it- on 10 febbraio 2015
(15) Articolo 117 del regolamento – Interrogazioni parlamentari 17 marzo 2014– Cristiana Muscardini (ECR)- Parlamento Europeo
(16) Presentazione a cura di L.Montanari, prof. Associato di medicina dell’Età Prenatale, Univ. di Pavia – in “Avere un figlio” Cella G.- Zanchi F. – ed. Fabbri
(17) La comunicazione gestante-feto –Della Vedova Annamaria – ed. Franco Angeli, Mi, 2006
(18) Presentazione del convegno – 2°Convegno Nazionale di Epigenetica – Dalla genetica all’epigenetica: ALL YOU NEED IS LOVE – L’epigenetica del linguaggio, delle emozioni e dei comportamenti – Urbino 1-2 Ottobre 2016 –
(19)”Ambiente e salute”-Inquinqmneto, interferenze sul genoma umano e rischi per la salute”- Ernesto Burgio – ed. Ordine provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Arezzo
(“Vaso di Pandora”, dipinto di Enzo De Giorgi)