Sempre più frequentemente, in Italia così come nel resto dell’Europa, una coppia va incontro a periodi di crisi che si rivelano a volte insormontabili, fino a portare alla separazione.
Spesso la decisione di separarsi è soltanto l’ultimo anello di una serie di episodi, situazioni, periodi anche molto pesanti e faticosi, densi di tensioni e di emozioni negative.
I vissuti dei figli
Cosa recepiscono i bambini di tutto questo? Come comprendere i loro vissuti?
Mi capita spesso di sentire un genitore affermare: “Sì, litigavamo molto, ma mai in presenza del bambino…Lui era a scuola, oppure in cameretta.” Ecco, si tratta – nella grande maggioranza dei casi – di un’affermazione che rivela il bisogno di calmare la propria preoccupazione per i figli, ma purtroppo di solito le cose non stanno così. Nonostante alcune accortezze dei genitori, i bambini capiscono, colgono, perchè non serve solo l’udito per “sentire” che tra mamma e papà le cose non vanno bene.
Sono i nostri figli, quindi hanno imparato molto presto, da quando piccolissimi erano tenuti in braccio, a sintonizzarsi con i genitori: con i loro stati d’animo, con le loro aspettative.
Se le cose sono andate abbastanza bene, non avranno dovuto rinunciare ad esprimere le loro autentiche emozioni per compiacere la mamma o il papà.
Se si sono sentiti sufficientemente riconosciuti e ascoltati nei loro bisogni, potranno più facilmente manifestare le loro reazioni, fare domande, chiedere di essere ancora ascoltati, anche nella situazione di una crisi coniugale.
I bambini che sembrano non essere toccati da nulla, che anche in contesti drammatici si mostrano sempre ugualmente sorridenti e stabili, iper-adattati alle richieste degli adulti, stanno rinunciando ad una parte importante del proprio sé.
Hanno paura che esprimendo le loro emozioni, di rabbia, paura o altro, potranno ulteriormente peggiorare il clima in famiglia, e che, se il papà e la mamma si lasciano perché litigano e si arrabbiano, forse essere i bambini, se manifestano rabbia, potranno essere “lasciati”.
Per questo è molto importante che, con le parole più adatte, si trovi il tempo e lo spazio – innanzitutto dentro di sé – per poter parlare ai figli di quel che sta accadendo, preservandoli così dallo sviluppare fantasie con le quali cercano di darsi una risposta a ciò che non comprendono.
Spesso infatti queste fantasie sono peggio della realtà, e di solito implicano una responsabilità che il bambino si auto-attribuisce.
Che cosa dire ai bambini
Bisogna tuttavia fare attenzione a quanto e cosa raccontare al bambino; il rischio infatti, è che in nome della “verità” e della “trasparenza”, si renda il figlio partecipe di tutte le vicende, le complicazioni, e le loro conseguenze emotive, che hanno riguardato gli adulti.
Il bambino non si sottrarrà a tali confidenze e comunicazioni che, anzi, lo faranno sentire importante, speciale.
Le confidenze fatte anche in buona fede al bambino possono però essere comunicazioni molto dannose, che vanno a mescolare e confondere quei confini tra grandi e piccoli che sono così importanti per la sicurezza dei bambini.
Essi infatti hanno bisogno di sentire che i grandi si occupano dei problemi grandi, anche senza di loro.
Che le loro emozioni sono legittime, comunque sia.
È importante quindi che i genitori riescano a trovare innanzitutto un luogo, un tempo, o una relazione che li sostenga nell’elaborare le difficili e dolorose emozioni legate alla propria vicenda di coppia.
Questo consentirà loro di avere la serenità sufficiente per trovare le parole più giuste, a misura di bambino, per spiegare al proprio figlio cosa sta succedendo in famiglia, rimanendo per lui il genitore affidabile di cui ha bisogno.
Le parole giuste, quali sono? Come trovarle? Avremo modo di parlarne e di condividere nuove riflessioni!
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Lisa Parmiani
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